La letteratura di viaggio, la travel literature, come viene chiamata internazionalmente, è così ricca e variegata che è pressoché impossibile seguirla nei suoi sviluppi, nelle contrapposizioni, nelle specificazioni connotate, non di rado, da elementi marcatamente sociali, politici, ideologici. È un argomento affascinante, che fa viaggiare il lettore senza un costo eccessivo e lo porta, spesso, in atmosfere straordinarie, nelle quali si trova una dimensione appagante di sogno e di avventura, di abbandono e di inquietudine. Esistono libri che ormai tentano di fare il bilancio di ciò che è stato scritto sui vari paesi dell'Africa, dell'Asia, delle Americhe, esistono compendii accurati ed esaustivi che fanno la storia dei viaggiatori (non mi riferisco, naturalmente, a quei viaggiatori del lontano passato che percorrevano mari e terre per scoprire mondi nuovi, ma ai viaggiatori che cercano se stessi nei confronti di nuove realtà), delle loro impressioni, delle occasioni umane e sociali a cui sono approdati, ed esistono perfino videocassette che raccontano un Paese, le sue meraviglie, la particolarità, l'unicità, ma poco di questa immensa produzione si salva dal gran mare degli stereotipi, dei luoghi comuni: ripetizioni descrittive, compiacimenti, esaltazioni, vaghe rivendicazioni infiorano quasi tutte le pagine, anche quando a scriverle sono poeti ο scrittori accreditati. [...]