RIVISTA DI STUDI ITALIANI | |
Anno XVII , n° 1, Giugno 1999 ( Contributi ) | pag. 308-327 |
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NÉ PENELOPE NÉ ELETTRA: IL CANTO DI MARIA CORTI | |
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BARBARA ZECCHI | |
St. Mary's College of California, Moraga, California |
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La voce della Medusa1, la scrittura femminile, si trova attualmente davanti a due fondamentali aporie. Da una parte la donna sente la necessità di produrre un linguaggio "diverso" (femminile) che si distacchi e differenzi da quello dominante (fallologocentrico) e che abbia, appunto, una sua specificità, una sua peculiarità. Dall'altra vi è il complicato rapporto tra "le donne e coloro che dalla prospettiva del soggetto maschile dividono con loro il posto dell'altro" (Sigrid Weigel, p. 53). In altre parole, in un sistema di relazioni di potere2, l'opposizione dominante-dominato non si realizza solo in senso orizzontale (genere sessuale), bensì anche in senso verticale (classe sociale, razza), ed il rapporto tra queste due coordinate crea una trama complessa di relazioni: donna come altro rispetto all'uomo, ma soggetto (in determinate condizioni sociali o/e razziali) rispetto ad un uomo-altro3. La voce della donna è la voce dell'oppresso, e la voce dell'oppresso (non-donna) è una voce femminile4. [...] |
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