RIVISTA DI STUDI ITALIANI | |
Anno XIX , n° 1, Giugno 2001 ( Contributi ) | pag. 163-178 |
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LA NARRATIVA IN INGLESE DI GIOSE RIMANELLI: UNA LETTURA DI BENEDETTA IN GUYSTERLAND E DI ACCADEMIA |
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LUIGI FONTANELLA | |
State University of New York, Stony Brook, Ν. Y. |
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Nel vasto e magmatico opus di Giose Rimanelli la produzione letteraria da lui pubblicata in America dagli anni Novanta in poi (ma scritta parecchio tempo prima direttamente in lingua inglese) occupa un posto di rilievo ormai ineludibile, e sta a dimostrare non solo il plurilinguismo creativo di questo scrittore cosmopolita (italiano, americano, italiano-americano, americoitaliano, ur-canadese/molisano: uso di proposito queste genealogie geografiche proprio per mettere in rilievo le parallele ascendenze linguistiche che hanno informato prima diacronicamente, poi sincronicamente il suo lavoro: l'italiano e l'inglese e il francese e lo slang italo-americano - che fa la sua prima comparsa già a cavallo fra il '53 e il '54, anno in cui Giose completa la stesura di Biglietto di terza - e poi persino il latino medievale, e infine ma non alla fine il dialetto molisano: sorta di ideale fermaglio di una cintura biografico/letteraria che riporta Rimanelli alla sua terra natale), dicevo, non solo questa produzione sta a sottolineare il suo plurilinguismo, ma sta anche a dimostrare l'esistenza di una mostruosa officina scrittoria che ha lavorato, e tuttora lavora, simultaneamente a più macchine o, se si vuole, a una macchina sola (la scrittura), fino a far diventare, questa macchina, "paranoica", da intendersi in senso letterale e allusivo: penso ovviamente al titolo di quel personale Zibaldone rimanelliano, intitolato appunto "La macchina paranoica", da cui Rimanelli ha di volta in volta tratto spezzoni, riscrivendoli e presentandoli in opere a sè stanti. |
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